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PARIGI – 800 euro al chilo. È la quotazione raggiunta qui a Grignan dal tartufo nero in questi giorni che precedono le feste natalizie. È da lì forse che si deve tristemente partire per dare una spiegazione a una tragedia, che ha sconvolto questo paesino della Drome, una provincia del Sud-Est della Francia. Dove per un tartufo si può morire. Sul territorio comunale di Grignan si concentra l’80% dei tartufi neri raccolti in Francia. A lungo ha rappresentato un’entrata complementare per i numerosi agricoltori della zona.
Ma con la crisi del vino, ormai, costituisce per molti una risorsa irrinunciabile. Laurent Rambaud, 32 anni, tartuficoltore appassionato, era convinto da tempo che i suoi terreni fossero «visitati» dai ladri del prezioso tubero, sempre più attivi negli ultimi anni. Lunedì sera ha deciso di imbracciare il suo fucile. E di appostarsi. Notte chiara, luna ben visibile, cielo sereno: ideale per un furto nei campi. Lui, il ladro, non si è fatto aspettare: Ernest Pardo, 43 anni, di Saint-Paul-Trois-Chateaux, il paesino accanto. In mano un gancio per tirare su i tartufi. Rambaud ha sparato: lo ha preso alla gamba. Poi alla testa. Questo padre di due bimbi (4 e 12 anni), barelliere nelle ambulanze di professione, è stato ucciso. Per un tartufo a 800 euro al chilo.
Il giorno dopo le strade di Grignan, splendido borgo medievale, sono state invase da oltre 200 persone, quasi tutti agricolotori: lì per difendere Rambaud, l’assassino. Definito «una brava persona», «di una famiglia onorevole», «un tartuficoltore conosciuto». Ricordando che «i ladri agiscono ormai in tutta impunità» e che «questa cosa doveva accadere». La manifestazione ha scatenato polemiche a non finire, pure a livello nazionale. Intanto, ieri Rambaud, che è pure presidente dei Giovani agricoltori della Drome, è stato incriminato e messo in detenzione provvisoria. I magistrati hanno interrogato anche suo padre e un amico, sospettati di averlo aiutato a nascondere, almeno in un primo momento, il fucile. Quanto a Pardo, era stato visto a più riprese al mercato di Richerenches, il più importante per il tartufo in Francia, che si svolge a una manciata di chilometri da Grignan. «I ladri – spiega Didier Chabert, già presidente dei tartuficoltori del Tricastin – vanno in quel mercato per individuare i più grossi coltivatori. E in seguito passano all’azione». Tanto più che i commercianti del tubero, in molti casi in arrivo da Parigi, pagano in liquido. E non si fanno troppe domande su chi si ritrovano dinanzi. E su cosa stanno acquistando. «I tartuficoltori stanno organizzando delle ronde per sorvegliare di notte i loro terreni – continua Chabert -. Non sono sempre armati. E, anche in questo caso, si limitano a tirare in aria, per spaventare. Spesso riusciamo a riconoscere i ladri dalle loro auto. E in questo caso ci chiamiamo a vicenda. Ormai ci sono produttori che non dormono più. Aspettano una decina d’anni che la pianta, necessaria alla coltivazione del tubero, venga su. E in una notte si rovina tutto». Pure Rambaud si lamentava. E alcuni suoi amici gli avevano chiesto se aveva bisogno di aiuto. Lui aveva risposto che poteva fare da solo.
di Leonardo Martinelli
23 dicembre 2010
il sole 24 ore
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