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Tuber 2008 3° Congresso Internazionale sul Tartufo

Pubblicato in: Il tartufo

TUBER 2008

  Il Congresso Internazionale sul Tartufo svoltosi dal 25 al 28 novembre a Spoleto è giunto alla sua terza edizione dopo quelle del 1988 e del 1968 che hanno segnato l’inizio della moderna tartuficoltura a livello mondiale. Durante il dibattito, che ha visto coinvolti 250 tra ricercatori ed esperti del settore provenienti da 25 Paesi di tutto il mondo, sono intervenuti tra gli altri, Carlo Liviantoni, Assessore regionale alle politiche agroalimentari, Vincenza Campagnani,Dot.ssa Vincenza Campagnani, Prof.Mattia Bengivenga , Presidente della Comunita’ Montana dei Monti Martani e del Serano, Mattia Bencivenga, del Dipartimento di Biologia Applicata della Facolta’ di Agraria – Universita’ di Perugia, Andrea Sisti, Amministratore unico del Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria e il sindaco del Comune di Spoleto Massimo Brunini,sono stati presentati i risultati delle ricerche degli ultimi anni sulle fasi del ciclo biologico e sul DNA e sono stati affrontati argomenti riguardanti le conseguenze dei cambiamenti climatici, la coltivazione, la raccolta e l’importanza economica di questo fungo sotterraneo. Notevole è che l’interesse per il tartufo sia sentito in tutto il mondo.
 
 A dimostrazione di ciò attribuisce un valore aggiunto al Congresso la partecipazione di ricercatori di Paesi apparentemente lontani dal tema della tartuficoltura come Algeria, Armenia, Bhutan, Korea, e Quatar e di delegazioni numerose provenienti da Australia, Cina, Francia, Spagna e Stati Uniti. Grande interesse per la relazioni d’apertura del Prof. Bruno Granetti (Università di Perugia) che ha fatto il punto sulla ricerca scientifica sul tartufo degli ultimi 20 anni: composizione chimica degli aromi, fisiologia dei tartufi, genetica, micorrizazione e controllo delle piante artificialmente micorrizate, tartufi del deserto, conservazione dei tartufi e frodi.

In riferimento a questo punto, il professore ha lanciato un messaggio ai legislatori, affermando che la scienza è in grado in maniera assoluta di identificare le specie di tartufo in tutte le tipologie di conservazione e di rilevare la più piccola frode che si possa immaginare, attraverso specifiche analisi molecolari e genetiche.
 
 Il ricercatore neozelandese di origine cinese, il Dottor Wang Yun, ha informato che il Tuber indicum (da noi chiamato tartufo cinese) è stato descritto scientificamente solo 19 anni fa e sfruttato economicamente negli anni ’90, ma da allora la sua raccolta ed esportazione è aumentata fino alle 800 tonnellate annue per un valore di 20 milioni di dollari (nonostante un aroma e un profumo molto meno intensi rispetto ai tartufi europei).
 
 La raccolta è oggi così rilevante da minacciare le foreste da cui proviene, a causa delle tecniche distruttive di raccolta non regolamentate. Ha infine segnalato anche il pericolo di inquinamento genetico per le tartufaie europee, inquinamento confermato da ricercatori dell’IPLA che ne hanno già rilevato un caso in Piemonte. Gli scienziati successivamente  si riuniti per parlare di genetica e biologia cellulare dei tartufi; ecologia e biologia delle popolazioni; conservazione, commercio e valorizzazione; coltivazione artificiale in piantagioni e tecniche di contrasto ai cambiamenti climatici.
 
 L’organizzazione dell’evento scientifico è stata affidata alla Comunità Montana dei Monti Martani e del Serano, che fin dalla sua istituzione si è interessata alla tartuficoltura, e alla Sezione di Botanica Ambientale e Applicata del Dipartimento di Biologia applicata della Facoltà di Agraria di Perugia, che è una delle poche strutture del centro Italia ad occuparsi di tartufi e tartuficoltura. Hanno collaborato alla realizzazione dell’evento il Comune di Spoleto, che ha ospitato anche le precedenti due edizioni del Congresso e il 3A Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria.

 L’Italia ha una forte vocazione tartufigena, basti pensare che nel 2007 abbiamo esportato 80,3 tonnellate di tartufo (60,8 nel ’06), una crescita del 25%, per un valore di 18 milioni di euro.

Dopo venti anni di sperimentazione le produzioni di tartufo nero pregiato danno grandi garanzie produttive. Le aree a maggiore vocazione tartufigena in Italia, combattono così il crollo dei raccolti di tartufo spontaneo che si è verificato nel corso degli anni, a causa soprattutto dei cambiamenti climatici, che ha portato dalle 2mila tonnellate di tartufo raccolto nell’800, alle 50-60 tonnellate di questi anni. L’argomento è stato al centro del dibattito della giornata conclusiva di Tuber 2008, il Congresso internazionale sul tartufo che si è chiuso il 28 Novembre a Spoleto, e che ha visto la partecipazione di oltre 250 scienziati provenienti da ogni angolo del mondo, oltre a tecnici, vivaisti e imprenditori.

Insomma, la nascita e la crescita del tartufo non è più in mano alla natura, ma, informa un comunicato stampa di Tuber 2008, guidata dalla mano dell’uomo. “Sia chiaro, sottolinea Gabriella Di Massimo, ricercatrice dell’Università di Perugia, stiamo parlando di un tartufo “guidato”, ovvero naturale al cento per cento, non certo di un tartufo artificiale”.

Nel 2008 sono già 7mila gli ettari di tartufaie produttive (si trovano in Umbria, Piemonte, Abruzzo, Marche e Toscana), di cui 5.800 ettari micorrizati (ovvero le cui radici sono già in simbiosi con i tartufi) con tartufo nero pregiato, 600 con tartufo bianco e 500 con tartufo estivo (lo scorzone), oltre a 100 ettari con i meno pregiati “bianchetto” e “brumale”.

Ben sette Piani di sviluppo rurale regionali (sia il 2000-06, che il 2007-2013) hanno previsto finanziamenti specifici per la tartuficoltura (solo in Abruzzo, Emilia Romagna, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria e Veneto) mentre in altre i numerosi impianti sono stati realizzati con finanziamenti pubblici, catalogati come semplici rimboschimenti, o con finanziamenti privati. La kermesse scientifica mondiale Tuber 2008 è stata organizzata dalla Comunità montana dei Monti Martani e del Serano e dall’Università di Perugia, con il contributo del Comune di Spoleto e di 3A Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria.


No alle contraffazioni. Il “made in Italy” vince su tutti

Nero o bianco che sia, agli intenditori e buongustai piace italiano e non si lasciano ingannare dalle imitazioni. Soprattutto da quelle “made in China”. E così in un periodo in cui la crisi economica e finanziaria spaventa il mondo intero e le Borse crollano, il tartufo continua ad apprezzarsi con quotazioni che superano i tremila euro al chilo.

Eppure si è temuto che, proprio a causa della crisi, il tartufo cinese, venduto a prezzi stracciati, potesse minacciare quello italiano. Ma le cose non sono andate così. E soprattutto a causa dei serrati controlli, l’invasione è stata limitata. Grazie difatti a leggi precise sul commercio, pochissimo tartufo cinese entra ufficialmente in Italia.

Ogni anno ben 800 tonnellate di tartufi per un valore di oltre 15 milioni di euro, lasciano la Cina per entrare nei mercati di tutto il mondo, fra cui anche l’Italia. Ma il quantitativo di tartufo “made in China” che arriva in Italia sembra minimo: in generale (dati Istat) l’Italia nel 2007 ha importato (ufficialmente non solo dalla Cina) 6,3 tonnellate di tartufi (nel 2006 erano 7,2 tonnellate) a fronte di 80,3 tonnellate di tartufo esportato (60,8 nel ‘06). Il quadro è emerso durante le discussioni tra i partecipanti di Tuber 2008, il congresso internazionale sul tartufo .

Il made in Italy, in questo modo, non solo si è imposto sulle nostre tavole, ma ha anche conquistato il mondo, premiando l’eccellenza e la buona qualità. L’export di tartufo è aumentato del 25%. Tuttavia, va precisato che parte del prodotto italiano che va nell’export in realtà è prodotto trasformato, dal momento che in Italia, la produzione naturale media è di 50-60 tonnellate annue, per un giro d’affari di circa mezzo miliardo di euro.

“Il tartufo cinese – spiega Vincenza Campagnani, presidente della Comunità Montana dei Monti Martani e del Serano organizzatrice di Tuber 2008 – secondo le nostre leggi non dovrebbe proprio entrare in Italia, e infatti il quantitativo che riesce ad entrare attraverso Paesi terzi è minimo. Da Tuber 2008 abbiamo lanciato un messaggio chiaro e netto contro ogni tipo di contraffazione e di commercio illegale del tartufo, a difesa soprattutto dei consumatori e dei tartufai italiani che portano, grazie al tartufo, in alto il made in Italy nel mondo”.

 
05 Nov 2009